Nel cuore del 25 aprile

Nel cuore del 25 aprile

Nel grembo d’aprile la terra respira,
un vento di libertà scuote le ossa,
ricorda il sangue che l’alba ha versato
per dare al domani una voce più rossa.

Non fu un giorno, ma un urlo che esplose,
nelle valli, nei monti, nei cuori stremati,
la Resistenza — una fiamma che arde,
nei nomi caduti, nei sogni spezzati.

Madri cucivano bandiere col pianto,
mentre i figli partivano senza ritorno,
e ogni passo lasciava nel fango
la speranza che avrebbe acceso il giorno.

Furono uomini, furono donne,
non santi, né eroi, ma carne e coraggio,
che alzarono il pugno contro la notte,
chiedendo alla storia un volto più saggio.

Ora il silenzio del 25 aprile
non è vuoto, ma pieno di senso:
è memoria che brucia e consola,
è un fiore che cresce sul filo del tempo.

E noi — noi che viviamo il frutto di allora —
abbiamo il dovere di dare la parola
a chi l’ha persa gridando “libertà”,
e non lasciarli morire un’altra volta.

 

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