Intervista a VINICIO CAPOSSELA

1) Il prossimo 25 dicembre il tuo «Concerto di Natale» approda per il 12º anno consecutivo al Fuori Orario: un record. Ma lo sai che 12 è il numero delle edizioni del «Grande Fratello»?
Dodici e’ anche il numero dei segni dello zodiaco ,il numero dei mesi dell’anno, è il numero che chiude il cerchio , e secondo l’antica profezia tanto citata in questi giorni , è il numero della fine del mondo. O almeno di questo mondo. Ma visto che questo non pare essere successo noi rinnoviamo, per la dodicesima volta la tradizione di passare insieme la notte di natale al Fuori Orario . Dodici notti sono anche le notti del tempo, fuori dal tempo , quello in cui i morti ritornano, nel periodo di passaggio fra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo, tra il 25 dicembre e il 6 gennaio . una tradizione antichissima , le dodici notti di differenza tra il calendario giuliano e quello attuale.
2) Ormai sei un classico natalizio come il panettone, l’albero e il presepe. A proposito, nel presepe in quale ruolo ti vedresti bene?
Un pastore . Magari ad avere fortuna sarei capitato insieme all’aedo cretese Psarantonis , che canta una canzone sulle montagne dello Psiloritis , dove il mito dice che Zeus è stato allattato da una capra, e la canzone dice ,” Zeus era un pastore e abitava di fianco a casa mia”.Il dio della folgore pagano che incappa nel presepe. Sarebbe bello. Il presepe era , da piccolo , la cosa che amavo di più del natale. L’andare a prendere il muschio nel bosco, quell’ odore è ancora ora il profumo dell’inverno. La neve spesso mancava , ma il muschio mai.
3) Tranne il brano «Sante Nicola», contenuto nel disco «Da solo» del 2008, finora il tuo repertorio natalizio è rimasto inedito. A quando un album a tema?
Ce l’ho pronto dal 1999 , da quando abbiamo iniziato a fare concerti per le feste . Lo si rimanda sempre perché si pensa che tanto le feste ci sono tutti gli anni , ma sono molto pentito di non averlo mai pubblicato , anche perché nel frattempo ne ho scritte altrettante ..Brani sui riti dell’inverno, cose molto più profondamente popolari. E’ insopportabile l’invasione degli standard americani durante le feste . Abbiamo tradizioni bellissime. Babbo natale , come portatore di doni , vestito come la coca cola è arrivato per ultimo . Prima ci sono i saturnali , le feste dei folli , san Niccolò o santo Nicola.Prima di Bing Crosby , zampogne , pive , cantate. Leggende , le corse degli asini , i falo’ di sant’antonio abate. I riti contadini.
4) Sotto il tuo albero ci sono più soddisfazioni raggiunte, sogni da coronare, nostalgie da cullare o rimpianti da rimuovere?
C’è abbondanza di tutto quanto indicato. Sotto l’albero c’è spazio per tutto . La tradizione dell’albero cosmico è interessante . In Grecia una leggenda dice che sottoterra ci siano creature intente in queste notti a segare l’albero che regge il mondo. Se cadesse , rovinerebbe con tutte le cose che ci sono addosso . Ma se questo non dovesse accadere , direi che le cose da fare sono più importanti di quelle fatte , o mancate.
5) L’infanzia nel Reggiano, l’università a Parma, i successi al Fuori Orario e le perdizioni alla Contrada Chiavicone. Anche se vivi a Milano, il tuo mondo rimane qui?
Ho una geografia personale consolidata . La terra degli avi , più immaginata che vissuta , la mia personale “ macondo” , “Itaca “ , la terra delle leggende , è in alta irpinia , da dove vengono gli avi. Poi l’emilia in cui sono cresciuto . Questo senso davvero tra la via emilia e il west, tra mondo contadino e on the road, musica scoperta su mondo radio , e poi le strade sterrate intorno al Chiavicone. Direi che l’Emilia è la terra dove i sogni attecchiscono selvaggi. Il quartiere intorno alla stazione centrale di Milano , il grande magnete delle partenze, le linee dei tram , gli stranieri , mi hanno sempre dato quella dimensione di clandestinità , di quartiere degli assenti necessari , per ritrovare un mondo inventato su misura , una dimensione solitaria ed urbana, che trova il suo apice proprio in Dicembre , quando i tram fanno riecheggiare le carrozze di Dickens.
6) Il Capossela esibitosi a fine novembre nel circolo di Taneto con due date del tour «Rebetiko Gymnastas», cosa pensa del Capossela natalizio? E viceversa?
Abbiano appena concluso , al centro sociale Forte Prenestino di Roma , con un grande concerto di impegno e apocalisse , nella notte della fine del mondo il nostro giro di rebetika ginnastica, la ginnastica per tenere in esercizio la parte anticonvenzionale di noi. È partito dal centro sociale Rivolta di Marghera, passando per tanti luoghi di resistenza culturale , rock club dove tenere libere le mani, i piedi e il cuore. Posti come appunto il Fuori Orario , dove non facevamo un concerto di “tourne’” , da molti anni. Ciononostante non ce la siamo sentita di rompere la tradizione e dunque faremo il concerto di Natale , un giorno solo. Come per tornare a casa. Anche i rebetes tornano a casa.
7) Nell’ultimo album hai cantato in rebetiko, musica greca nata 90 anni fa da una grande crisi. Quale genere potrebbe nascere oggi in Italia?
E’ una musica urbana, il rebetico . Forse le posse sono state l’ultima cosa vicina al rebetico , per la forma e lo spirito . Però la musica rebetica è anche straordinaria in se , per la struggenza delle melodie in quelle magnifiche vecchie incisioni. Forse gli immigrati potrebbero portare una musica simile nello spirito . Però i rebetes, 80, 90 anni fa , erano gente come non siamo più. Gente semplice , che non aveva paura della verità, che cantava per esprimere la propria verità. Ora gli uomini sono un poco diversi . C’è un ego dilagante che tende ad occultare la verità.
8) Dopo Céline, Wilde, Fante, Melville, Conrad, Coleridge, Omero e Dante, c’è ancora uno scrittore alla cui opera vorresti dedicare una canzone?
L’ultima cosa su cui sto lavorando è musicare un canto giacobino circolante nel regno di napoli ,scritto da G. L Cardone, un bellissimo poema di denuncia intitolato “Te Deum de’ calabresi”. E poi ho provato a lavorare su “la ballata del carcere di reading” di Wilde, i musicanti di Brema, e bestiari medievali vari.
9) La tua ricerca del «mito», greco per eccellenza, è una sorta di antidoto per sfuggire ai tanti falsi miti attuali?
Il mito ha un carattere universale che la “mitologia” attuale non può avere. Io sono filo mythos, amante del racconto meraviglioso , delle storie che meravigliano l’uomo . Una volta perduta la capacità di meravigliarsi , però va perduta la forza del mito . L’indifferenza segna la fine dell’accesso al mito .
10) Rispetto ai precedenti concerti di Natale, stavolta il pubblico del Fuori Orario deve aspettarsi da te più conferme o più novità?
Quest’anno abbiamo nuovi ospiti . A fianco della banda più “storica”, achille succi , asso stefana , glauco zuppiroli, vincenzo vasi, zeno de rossi. , il vilino di dimitri sillato , la piva di marco mainini ( da anni membro della formazione reggiana la piva dal carner), il coro gospel di carpi, e poi il mago della famosa “human pignata” cristopher Wonder e la regina del burlesque Cleo Viper. Il repertorio oscilla da grandi standard natalizi , rinforzati in alcuni casi dal coro gospel, brani di swing natalizio , brani di sapore più medievale popolaresco ,brani di spirito rock n roll , per finire con “fairy tale of new york” dei Pogues cantata male, come da tradizione.

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